La mostra, a cura di Selfhabitat Cultura e l’azienda Cassina, è un tributo all’architetto Filippo Alison e le sue riedizioni dei progetti di Charles Rennie Mackintosh
Il progetto d’allestimento presenta la collezione concettualmente in apnea, in una sospensione ideale nel mezzo dello spazio della “torre in negativo” dell’ex carcere.
Un primo gruppo di sedie, le più visivamente esili, fluttua nello spazio del semiottagono ad altezze variabili dal pavimento, mediante trecce di nylon rosso calate e fissate da ballatoi diversi, con tre o quattro tiranti per ogni sedia, a formare nello spazio un’affascinante ragnatela. Altre sedute sono invece posate sul piano del pavimento, su piccoli frammenti di specchio che creano un effetto di galleggiamento.
Il colore rosso dei bordi dello specchio e quello brillante dei tiranti sovrapposti, oltre a creare un nesso visivo d’insieme, è un’accortezza che solleva l’istallazione da una dubbia percezione di casualità, riportandola a essere, invece, un gesto poetico meditato.
The exhibition, curated by Selfhabitat Cultura and Cassina company, is a tribute to the architect Filippo Alison and his re-editions of Charles Rennie Mackintosh’s projects.
The exhibition design presents the collection conceptually in apnea, in an ideal suspension in the middle of the “negative tower space of the former prison.
A first group of chairs, the most visually slender, floats in the space of the semi-octagon at variable heights from the floor, using red nylon braids lowered and fixed from different galleries, with three or four tie rods for each chair, to form a fascinating spider web in the space. Other seats are instead placed on the floor, on small fragments of mirror that create a floating effect.
The red colour of the edges of the mirror and the bright overlapping tie rods one, in addition to creating an overall visual connection, is a precaution that lifts the installation from a dubious perception of randomness, bringing it back to being, instead, a meditated poetic gesture.