L’assetto museografico storicizzato di un museo come La Specola è uno dei valori inscindibili della collezione, s’intreccia con l’insieme architettonico e la storia del luogo che la ospita, e per questo, dove emerge l’opportunità o l’esigenza – come il percorso in oggetto – riteniamo si debba operare con la massima coerenza all’insieme museografico esistente. Al contempo la stessa azione va accolta come un’opportunità per aggiornare l’assetto tecnico/tecnologico consentendo, dove e se necessario, quello museologico.
Il nostro progetto non intende far “subire” al futuro allestimento l’impatto delle innovazioni; punto fermo rimane comunque una rigorosa considerazione dei dettami della conservazione così come del progetto scientifico, ma scegliamo d’inseguire con altrettanta fermezza uno standard di ‘scenografia e retorica
espositiva’ al quale il pubblico più esigente di oggi è abituato (e abbiamo ben presente di dover corrispondere all’eterogenea composizione dei fruitori della struttura).
Le nuove dotazioni, gli adeguamenti e/o integrazioni che il nostro progetto elabora, rimangono saldi all’input di gara, ma comunque li assimila insistendo nell’armonizzazione piuttosto che nella mimesi.
The historicized museographic structure of a museum like La Specola is one of the inseparable values of the collection, it is intertwined with the architectural ensemble and the history of the place that hosts it, and for this reason, where the opportunity or the need emerges – such as the path in question – we believe we must operate with the utmost coherence with the existing museographic ensemble. At the same time, the same action must be welcomed as an opportunity to update the technical / technological structure allowing, where and if necessary, the museological one.
Our project does not intend to make the future exhibition “suffer” the impact of innovations; fixed point, however, is a rigorous consideration of the dictates of conservation as well as of the scientific project, but we choose to pursue with equal firmness a standard of ‘scenography and rhetoric exhibition’ to which today’s most demanding public is accustomed (and we are well aware of having to correspond to the heterogeneous composition of the users of the structure).
The new equipment, adjustments and / or additions that our project elaborates, remain firm to the tender input, but still assimilate them by insisting on harmonization rather than mimesis.