In occasione della mostra che ricorda i cinquanta anni trascorsi dall’alluvione, la sala mostre di piazza San Marco non poteva rimanere, come sovente accade, un contenitore neutro, privo o quasi di relazione con le esposizioni che accoglie.
Il nostro percorso progettuale si fonda su metafore, individuando la suggestione e il tema dell’allestimento nel ‘caos’, nel rovesciamento dell’ordine causato dall’ondata d’acqua che all’alba del 4 novembre si riversò su Firenze: acqua che, al suo passaggio, causò un disordine “ordinato” secondo le leggi della natura che spesso è sfidata dalla nostra civiltà.
Nell’allestimento della mostra abbiamo rievocato l’immagine degli ammassi di detriti causati dal deflusso delle acque facendo convergere, dal fondo della sala verso l’ingresso/uscita del locale, le opere scultoree, una selezione dei rilievi sopravvissuti all’alluvione, in parte restaurati, altri ancora in attesa di essere spogliati dalle loro vesti di fango.
I due “cumuli” si notano attraverso il vetro della bussola, trasformato per l’occasione, mediante vetrofanie, nella pagina di un giornale ideale sul quale sono impresse suggestioni, frasi e dichiarazioni sull’alluvione.
In fondo alla prospettiva della sala – e sempre visibile attraverso la bussola – è posizionato, a terra e al centro, un insieme, tra relitto e reliquia, di un crocifisso deposto.
La croce è tra i segni che accompagna l’essere umano dai suoi albori, raggiungendo il nostro presente attraverso notevoli stratificazioni culturali. La fondata associazione di quel simbolo alle civiltà cristiane ha portato all’evoluzione del segno da ‘soggetto’ a ‘oggetto’.
On the occasion of the exhibition that remembers the fifty years since the flood, the Exhibitions room in Piazza San Marco could not remain, as is often the case, a neutral container, deprived, or nearly, of relationship with the exhibits that it holds.
Our project is based on metaphors, identifying the suggestion and the theme in the chaos, in the overthrow of the order caused by the water wave that flooded Florence at the dawn of November 4th : water that, at its passage, caused an “orderly” disorder according to the laws of nature that is often challenged by our civilization.
During the exhibition we recalled the image of the debris masses caused by the outflow of water, converging from the bottom of the hall to the entrance/exit of the room, the sculptural works, a selection of reliefs surviving the flood, partly restored, others still waiting to be stripped of their ‘mud-clothes’.
The two “heaps” are noticed through the glass door, transformed for the occasion, by window transparencies, on the page of an ideal newspaper on which impressions, phrases and statements on the flood are impressed.
At the bottom of the room’s perspective – and always visible through the door – it is set, on the ground and at the centre, a set, between wreck and relic, of a deposed crucifix.
The cross is among the signs that accompany the human being since its inception, reaching our present through remarkable cultural stratifications. The established association of that symbol to Christian civilizations led to the evolution of the sign from ‘subject’ to ‘object’.