Il progetto sviluppa un itinerario percettivo e sensoriale che evoca attraverso delle citazioni e metafore frammenti di memorie su luoghi e rito del mangiare.
Per riscattare gli ambienti dalla loro attuale funzione ‘museale’ e riportarli verso quella di una casa nobiliare, o di una dimora storica, i pavimenti sono stati ‘vestiti’ con tappeti, e i pannelli, con i quali è definito lo spazio effimero della mostra, con carta da parati. L’estesa superficie colorata dai toni del grigio, che discorrono attraverso un severo codice cromatico, contribuisce alla percezione spaziale e all’atmosfera visiva e sonora dell’esposizione, in contrappunto alla spazialità architettonica degli stessi locali e alle tracce dei decori che ancora vi si trovano.
Il percorso della mostra si snoda tra nove sale, in ciascuna delle quali è sviluppato un tema, l’allestimento fa sì che questo venga intuitivamente percepito e che ogni ambiente sia considerando come una ‘mostra a sé stante’, ma ordinata in modo che abbia uno spunto di richiamo alla sala precedente.
Il relativo silenzio negli ambienti della mostra, guadagnato con la posa dell’esteso tappeto, si anima, in tre luoghi, con rumori di fondo, delle sovrapposizioni di suoni generati dagli atti del cucinare, del mangiare, del ‘chiacchiericcio’ intorno alla tavola, dalla percezione di musica d’intrattenimento, suoni solo apparentemente casuali, in realtà un trittico musicale, scritto e realizzato appositamente per la mostra dal maestro Daniele Lombardi.
The project develops a perceptive and sensorial itinerary that evokes, through citations and metaphors, fragments of memories on places and ritual of eating.
In order to redeem the rooms from their current ‘museum’ function and bring them back to that of a noble house or a historic home, the floors have been ‘dressed’ with carpets, and the panels, with which the ephemeral space of the exhibition is defined, with wallpaper.
The extensive coloured surface in shades of gray, which spread through a strict chromatic code, contributes to the spatial perception and to the visual and sonic atmosphere of the exhibition, in counterpoint to the architectural spatiality of the rooms and to the traces of the decorations that are still there.
The exhibition route evolves through nine rooms, in each of which a theme is developed, the design makes this theme intuitively perceived and each environment is considered such as an ‘exhibition in itself’, but ordered so that there is reference to recall the previous room.
The relative silence in the spaces of the exhibition, gained with the laying of the carpets, comes alive in three places, with background noises, of the overlapping sounds generated by the acts of cooking, of eating, of ‘chattering’ around the table, from the perception of entertainment music, only apparently random sounds, actually a musical triptych, written and made specifically for the exhibition by maestro Daniele Lombardi.