Il Giardino dei Vitigni Antichi, che va a insediarsi ai margini della Rocca degli Armeni, a Bruzzano Zeffiro, attinge alle “memorie del luogo” e riparte dalle tracce stratificate lasciate dall’attività e da indizi dimenticati dagli abitanti di quei luoghi.
Il progetto disegna un nuovo impianto, frutto di attenzioni, metafore e allegorie evocative per ricomporre uno scenario suggestivo nel quale sono ambientate e coltivate le piante ed essenze del passato.
La forma dei terrazzamenti prende spunto da una foglia palmata della vite; il percorso superiore si snoda tra i filari di vitigni antichi per collegarsi a quello inferiore delineato da piante e spezie aromatiche autoctone, passando tra alberi da frutto, specie ‘addomesticate’ dalla cultura contadina nei secoli.
Il percorso museografico, di cui il giardino è parte integrante, inizia e coincide con l’arrivo al ‘Centro visitatori’, un’architettura che vuol essere di relazione e si presenta come cerniera tra il parco archeologico della vicina Rocca e il ‘Giardino’ e, al contempo, come landmark del nostro centro. La spazialità interna della nuova architettura è pensata con rapporti e altezze suggestive, e il paesaggio con le sue rilevanze, inquadrato da aperture, diviene oggetto in esposizione.
The ‘Garden of the Ancients Vines’, who goes to settle on the edge of the Armenians’ fortress in Bruzzano Zeffiro, draws on the “memories of the place” and starts from the stratified traces left from the asset and clues forgotten by the inhabitants of those places.
The project draws a new plant, the result of attention, evocative metaphors and allegories to redial a fascinating scenery in which are set and cultivated plants and essences of the past. The shape of the terraces is inspired by a vine’s leaf; the upper path winds through the rows of ancient vines to connect to the with the lower delineated by native plants and aromatic spices, passing between fruit trees and species ‘tamed’ by the peasant culture over the centuries.
The museum itinerary, of which the garden is an integral part, begins and coincides with the arrival of the ‘Visitors’ Centre’, an architecture that wants to be in relationship and looks like a hinge between the archaeological park of the nearby Rocca and the ‘Garden’ and, at the same time, as a landmark of our center. The internal space of the new building is designed with evocative ratio and heights, and the landscape with its relevances, framed by openings, becomes the object on show.