Il tema progettuale per l’allestimento della mostra dedicata alle creazioni di Dianora Marandino, nel Salone dei Balli della Galleria del Costume di Palazzo Pitti, è suggerito dal luogo e dalle memorie e s’ispira alla rotazione, al moto che accomuna molti balli, da quelli ‘popolari’ ai più colti come la danza classica. Tornare continuamente sui ‘propri passi’, muoversi senza ‘spostarsi’ troppo, è un’esigenza intrinseca e opportuna per contenere l’area deputata all’azione, un tema questo che si presenta tangibile per lo spazio disponibile e indicato per la mostra.
Il moto di rotazione della danza descrive dei cerchi: il cerchio è una figura priva d’inizio e di fine e presenta un tracciato ideale del movimento, una configurazione che si ritrova sia nei sistemi planetari che nell’armonia, e come tale spesso viene investito del sacro. La “danza” dei Dervisci riassume ed esprime più di altre il concetto trascendentale e la spiritualità del movimento rotatorio, una tradizione che viene tramandata sin dal Medioevo nell’ambito della confraternita musulmana dei Sufi. La musica volteggiante che regola e coordina la gestualità trascina verso un crescendo di emotività e di forze centrifugali, portando i danzatori e i presenti al wajd, uno stato di trance o estasi. Il gruppo dei danzatori si muove senza toccarsi, lasciando misteriosamente statico un interspazio – dei “vuoti” non coinvolti nella vertigine.
Il progetto dell’allestimento destina al sistema dei vuoti, che al contempo è anche un continuum di spazi, la funzione di area dedicata alla fruizione dei visitatori, un luogo dalla configurazione dinamica. I cerchi, assumendo la terza dimensione, si trasformano in cilindri, ovvero in pedane movimentate in dimensione e articolate in altezza, che diventano isole dedicate all’esposizione delle opere.
Ripensando al ruolo della monotonia nella musica Sufi, si propongono le tonalità del grigio come colori dominanti dell’allestimento, lasciando che l’attenzione dei visitatori cada sui vestiti in esposizione.
The design theme for the installation of the exhibition dedicated to the creations of Dianora Marandino, in the Hall of Dance at the ‘Galleria del Costume’ in Pitti Palace, is suggested by the place and the memories and it’s inspired by the rotation, the movement that characterize many dances, from those ‘popular’ to the most cultured as the classical dance. Returning continually on ‘own steps’, moving without ‘moving too much’, is an intrinsic and appropriate need to contain the area which is reserved for that action, a theme that looks tangible for the exhibition‘s available and suitable space.
The rotation of the dance describes some circles: the circle is a figure without beginning and end and presents an ideal movement’s track, a configuration that is found both in the planetary systems than in harmony, and as such it is often invested by the sacred. The “dance” of the Dervishes summarizes and expresses more than the other this transcendental concept and the spirituality of rotational movement, a tradition that has been handed down since the Middle Ages as part of the brotherhood of the Sufi Muslim. The soaring music, that regulates and coordinates gestures, drag towards a crescendo of emotion and centrifugal forces, bringing the dancers and people to the wajd, a state of trance or ecstasy. The group of dancers moves without touching each other, leaving a mysteriously static gap – the “empty” which is not involved in the vertigo.
The exhibition’s design gives the system of the voids, which at the same time is also a spaces’ continuum, the function of a dedicated area for the visitors’ fruition, a place with a dynamic configuration. The circles, taking the third dimension, are transformed into cylinders, or dais, handled in size and articulated in height, which become islands dedicated to the works’ show.
Thinking back to the role of the monotony in Sufi music, we propose shades of gray as dominant colours, letting the attention of visitors to fall on the clothes on display.