Il tema progettuale prevede un’istallazione centrata su dieci tavoli (un’attinenza culturale alla “mensa dei pani” del tempio di Gerusalemme) corrispondente alle sezioni individuate nel progetto curatoriale; la loro disposizione “libera” nello spazio, pur con qualche allusione al labirinto, fa intuire ai visitatori un percorso di visita. Lo sviluppo fortemente ‘orizzontale’ dell’istallazione ha suggerito la sostituzione dei pannelli di supporto didattico con dei brevi filmati, abbinati e dedicati a ciascuna delle sezioni, con un format sul modello dei tipo videoclip.
I tavoli di lunghezze e angolazioni diverse, hanno un aspetto grave per le proporzioni, la struttura e nella tonalità scura delle essenze dei legni in cui sono realizzati. Di fatto, i piani sono dei “vuoti” che si fondano con i volumi in cristallo dei “vani espositivi” (ricavati nello spessore del tavolo o ‘appoggiati’ sul piano) al cui interno luce e colore si adeguano attentamente per tonalità e intensità luminosa alle opere in esposizione e al piano cromatico generale. L’intenzione era determinare degli spazi espositivi il meno possibile dedicati ai singoli oggetti, e proporre invece degli ‘insiemi di opere’ il più possibile “dialoganti” tra loro.
Due sono le “installazioni espositive” in deroga al concetto dei “tavoli” e sono dedicate rispettivamente al “suono”- all’ascolto delle musiche, e alla “quadreria”.
The design theme includes an installation of the ten tables (cultural relevance of the “table of the loaves” of Jerusalem’s Temple) corresponding to the sections identified in the curatorial project; their “free” arrangement in the space, with some allusions to the labyrinth, lets the visitors guess a guided tour. The strongly ‘horizontal’ development of the installation suggested replacing educational support panels with short films, matched and dedicated to each of the sections with a format modeled on the videoclip type.
The tables, of different lengths and angles, have a serious look for proportions, structure and in the dark shade of the wooden species in which they are made. In fact, the plans are “gaps” that are merged on the volumes of the crystal “exhibition spaces” (made in the thickness of the table or ‘put’ on the floor) in which light and colours adapt carefully for shade and light intensity to the works on display and the general colour plan. The intention was to determine the exhibition spaces as less as possible dedicated to individual objects, and propose instead some ‘sets of works’ dialoguing with each other.
There are two “exhibition installations” in derogation to the concept of “tables” and they are dedicated respectively to the “sound” – listening to music, and to the “picture gallery”.